Tutto vero! Rossella …

Tutto vero! Rossella …

1 bis

Cagliari, 21 luglio 2012

TUTTO VERO! ROSSELLA E’ TORNATA A CASA

Dopo 270 giorni Samugheo riabbraccia la cooperante rapita in Algeria assieme a due colleghi spagnoli

La gioia per la sua liberazione era talmente grande che i suoi concittadini non si sono accontentati esclusivamente dei moderni mezzi d’informazione per diffonderne la notizia. Quando, tre giorni fa, il ministro degli esteri Terzi ha ufficializzato la liberazione di Rossella Urru alla divulgazione via internet, via digitale terrestre e via satellite si è aggiunto il comunicato del banditore paesano, un sigillo di tradizione tra i moderni sistemi di comunicazione. Intorno alle 19:30 di mercoledì, gli altoparlanti della casa municipale hanno tuonato forte e chiaro: “Si ripetede ancora, a tottu sa popolazione, ROSSELLA E’ LIBERA”.

Solo in quel momento è finito l’incubo durato 270 giorni. Sono passati nove mesi dalla notte tra il 23 e il 24 ottobre dello scorso anno quando Rossella Urru, assieme ad altri due cooperanti spagnoli (Ainhoa Fernandez ed Enric Gonyalons, anch’essi liberati mercoledì), è stata prelevata da un gruppo armato appartenente a una cellula dissidente di Al Qaeda dal campo profughi di Tidouf in Algeria.

Da subito si è attivata la macchina diplomatica con la partenza in Mali e Burkina Faso dell’allora sottosegretario agli affari esteri Boniver, che è stata la prima a rassicurare al suo rientro che la banda protagonista del rapimento dei tre cooperanti è solita “per motivi di opportunità, trattare bene gli ostaggi”. Qualche settimana dopo alle parole della Boniver è seguito un video divulgato via internet che mostrava i tre cooperanti rapiti in buone condizioni di salute.

Dopo di che sul rapimento di Rossella Urru è calato il silenzio da parte dei mass media nazionali, a differenza di altri avvenimenti dello stesso tenore, come per il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta e di Giuliana Sgrena. Quello che non è cessato è il tam tam sui social network, che dal primo fino all’ultimo dei 270 giorni ha tenuto alta l’attenzione sulla vicenda e che assieme alle manifestazioni pubbliche (fiaccolate, manifestazioni sportive, sfilate di solidarietà) ha contribuito a stringersi idealmente attorno alle famiglie dei rapiti e a non farli sentire soli.

A squarciare il silenzio degli organi d’informazione ci ha pensato Geppi Cucciari dal Teatro Ariston di Sanremo, a febbraio in occasione della serata finale dell’ultimo Festival: “Non se ne parla tanto sui giornali, ma una volontaria italiana che lavora per aiutare donne e bambini in Algeria, è in mano ai suoi rapitori da 117 giorni. Rossella Urru è un’italiana che ci rende orgogliosi di essere nati qui. Spero per lei che torni presto a casa, che il suo futuro sia qui e che intanto se ne parli. In modo che siano anche queste, in Italia, le donne che fanno notizia”. Con questo appello accorato l’attenzione sulla vicenda è tornata alta e la visita in Sardegna del presidente Napolitano avvenuta qualche giorno dopo, ha portato una rassicurazione importante: “Rossella è viva e sta bene”. Parole di Presidente, che hanno rassicurato la famiglia della cooperante in un incontro privato tenutosi a Cagliari.

Altro momento pubblico che ha dato uno scossone nazionale alla vicenda è stato il concerto di Piero Marras a Montecitorio. L’iniziativa tenutasi all’inizio di giugno e patrocinata dal Presidente Fini, si è tenuta alla presenza dello stesso, del ministro degli Esteri Terzi, di molti parlamentari e del Presidente del Consiglio regionale sardo Lombardo. “Rossella, lo dico provocatoriamente, è un simbolo che mancava in una società con una dispersione incredibile. Un simbolo che durerà. Una donna sarda del terzo millennio che non ha improvvisato la sua vita, nel suo sguardo c’è consapevolezza. La sua era una figura necessaria, che mi emoziona. È la figura di una nuova umanità” disse Marras con voce commossa aprendo il concerto.

Il 20 giugno scorso è stato il ministro degli Esteri Terzi, forse per la prima volta dall’inizio della prigionia dei tre cooperanti, a sbilanciarsi significativamente sui tempi e sull’esito del rapimento dai microfoni di Radio Anch’io: “Il governo italiano segue molto da vicino il caso di Rossella sin dal primo giorno, sappiamo che è in buone condizioni, e io ho motivo di ritenere che si avvicini una soluzione”. Parola di ministro, si può continuare a sperare fiduciosi.

E infatti, quasi un mese dopo, mercoledì 18 luglio ore 19:30, ecco il comunicato ufficiale di Terzi di Sant’Agata: “Rossella Urru è libera, è una bellissima notizia”. Questa volta è tutto vero a differenza di quello sciagurato sabato di inizio marzo, quando l’emittente araba Al Jazira divulgò la notizia della liberazione dei tre cooperanti rapiti, poi rivelatasi infondata. Ma anche questo passaggio della complicata avventura ormai fa parte del passato.

L’oggi della cronaca è il “Falcon” presidenziale proveniente dal Burkina Faso, che plana sulla pista di Ciampino la sera di giovedì 20 luglio, riconsegnando Rossella tra le braccia dei genitori e dei fratelli che assieme al premier Monti e al ministro Terzi, l’attendono ai piedi della scaletta dell’aereo. Il giorno dopo è il presidente Napolitano a dare il bentornato a Rossella al Quirinale e ad accompagnarla idealmente all’aereo che questa volta la riporterà nella sua Sardegna, dove rimetterà piede alle 18:30 nell’aerostazione di Cagliari Elmas. Ad attenderla, accompagnati dalle note dell’inno dei “Dimonios” della Brigata Sassari intonati dalla banda musicale di Sestu, un comitato di accoglienza giunto direttamente da Samugheo, il presidente della regione Cappellacci e tanti giornalisti di quotidiani e tv. Questi ultimi, nella gara per aggiudicarsi le prime parole di Rossella in terra sarda, hanno ritardato la comparsa della cooperante nella sala arrivi dell’aerostazione. E’ stato determinante l’intervento di papà Graziano Urru (vigile urbano di professione) per rimettere ordine tra gli indisciplinati cronisti e permettere l’uscita di Rossella tra due ali di folla festante. Folla che l’ha accompagnata sino alla macchina presidenziale di Cappellacci partita subito con destinazione Samugheo dove ad attenderla, nella piazza di fronte al Municipio, si erano già riunite migliaia di persone giunte da ogni dove.

E proprio dalla terrazza della massima istituzione cittadina Rossella si materializza alle 21:18 rivolgendosi direttamente alla sua gente che l’ha attesa per tutti i 270 giorni: “Grazie a tutti per non averci lasciati soli e per esservi battuti per il nostro ritorno. Vi ringrazio soprattutto a nome dei miei genitori per la solidarietà che da voi hanno ricevuto. Nessuno si dimentichi delle persone che non sono potute tornare vive e che sono ancora prigioniere. Di tutti i popoli oppressi che vivono quotidianamente nella sofferenza e che vengono ricordati solo in occasione dei sequestri e delle successive liberazioni. Bisogna intervenire prima che la violenza diventi l’unica scelta”.

Parole di una grande donna, già nominata Sardus Pater 2012 dalla giunta regionale, pronta a riprendere il suo ruolo di missionaria laica, a tornare in mezzo al popolo Sharawi per aiutare i più bisognosi. Parole di colei che è diventata ormai un simbolo, un simbolo che in questa società mancava e che rimarrà. Adesso che tutto è finito bene si può dire ancora con più forza.

Intanto stanotte Rossella è tornata a casa sua, a dormire nel suo letto di Via Brigata Sassari, dopo tante notti trascorse nel deserto. Tra le braccia sicure di una famiglia orgogliosa di lei e di cui lei può essere orgogliosa. Una famiglia che si è distinta con una forza, compostezza e riservatezza, che visti i tempi, è stata davvero ammirevole.

Bentornata Rossella, adesso che la “piccola rondine” è tornata a casa sa Festa Manna può continuare.

E in questa festa le polemiche dei cretini, figli di una madre perennemente incinta, non troveranno terreno fertile.

A.M.

QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO ANCHE SUL QUOTIDIANO ONLINE “NET1NEWS”

E SUL SITO WEB DEL PERIODICO “LACANAS”

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