Istorias liberate

Istorias liberate

Cagliari, 27 settembre 2019

ISTORIAS LIBERATE

Viaggio attraverso le nuove melodie di Piero Marras. Nell’ultimo lavoro discografico l’anima bilingue dell’artista nuorese

Inizio anni ’90. E’ partito da lontano l’ultimo lavoro discografico di Marras: l’idea del doppio album in sardo-italiano e il suo studio di fattibilità. Tra l’uscita di Funtanafrisca e quella di Tumbu. Durante l’impegno politico in Consiglio regionale.

Un progetto già annunciato, anche se con contenuti diversi, durante le puntate della trasmissione Dopo cena di Maurizio Costanzo ma concretizzato solo all’inizio di quest’anno. E i concerti tenuti in centri di detenzione e colonie penali (tra gli altri Is Arenas, Nuchis e Buon cammino) presentati con l’ironia di cui non fa difetto – “Dicono che io faccio musica d’evasione” – sono serviti per entrare in contatto con una realtà tanto complessa.

A parte i concerti dal vivo, per la prima volta dopo tanti anni di carriera, l’anima bilingue dell’autore di Fuoricampo e Abbardente convive contemporaneamente in un lavoro discografico in forma così marcata: Storie liberate (in lingua italiana) e Istorias (in lingua sarda). Autoprodotto dallo stesso Marras (con l’etichetta Tilicherta) e distribuito da La Nuova Sardegna assieme a due libri di Vittorio Gazale, ecologo marino e attuale direttore del Parco naturale dell’Asinara.

Questo lavoro è nato grazie alla conoscenza con Vittorio Gazale, che un giorno mi parlò del lavoro di riordino e recupero degli archivi di tutta la Sardegna fatto da un gruppo di detenuti nell’ex carcere di Tramariglio” –  ha dichiarato Marras – “Grazie al suo aiuto ho potuto leggere le lettere scritte dai detenuti, molte mai arrivate a destinazione. Una realtà terribile, un sistema che toglieva ai reclusi ogni speranza di tornare in libertà”.  

Per Vittorio Gazale tutto ha avuto inizio “Grazie a una ricerca finanziata da fondi europei (“Ricostruzione della storia delle colonie penali della Sardegna”) e dopo la selezione di un centinaio di episodi sono state scelte diciassette storie che hanno ispirato Piero Marras. Dal suo estro sono nate canzoni capaci di farci entrare nell’anima e nelle situazioni vissute da quegli uomini”.

E’ un documentario a tutto tondo quello “girato” dall’artista nuorese sul mondo carcerario. Che scandaglia con accuratezza le sue molteplici sfaccettature: i tentativi di ribellione e il ruolo della polizia penitenziaria, l’annullamento dell’identità dei detenuti, il tema dell’omosessualità e quello del sovraffollamento, le prove di evasione, l’esperimento di detenuti – lavoratori in una colonia agricola.

Continua Marras: “Le lettere erano veramente tante, verso l’esterno e verso i detenuti, bloccate da una censura rozza e insensibile. Da subito sono entrato in contatto emotivo con queste vite di confine, con questi sentimenti costretti dietro le sbarre. Ripercorrendo i luoghi di detenzione che richiudevano speranza e desideri”.

Storie liberate ha nel brano omonimo, quello di apertura, “sa presentada” dell’intera opera. A seguire il pezzo sulle lettere censurate al paracadutista Nilo rinchiuso a Tramariglio per il furto di una pecora in Se io potessi scrivere e quello sulle lettere che Francesco scrive all’ex compagno di cella in Mio caro cugino Giuseppe. In Un numero l’autore sogna un carcere più umano e ne L’agente di custodia racconta l’ingrato ruolo del personale di polizia penitenziaria. In Non ero io lo giuro il protagonista è un detenuto intellettuale e Io ti aspetterò è la “rivisitazione poetica di un’evasione. Chiude il primo disco Dio Vincente: un brano sull’ergastolo ostativo, meglio conosciuto con la crudele definizione di “fine pena mai”. Ad ascoltare questi brani sembra di esserci in quelle celle, tale e tanto è il coinvolgimento emotivo che ingenerano. Di vivere in mezzo ai carcerati: “ai respiri della notte, al rumore di ferraglia, fra i cocci di speranze rotte”.

Istorias parla dei detenuti della colonia agricola di Castiadas che bonificarono il territorio sconfiggendo la malaria e di Juanne ‘Arina il guardiano di vacche incornato da un bue in “Jeo no ippo torero”, delle sembianze di patriarca di Ziu Paulinu con tutte le sue capre intorno e di Asinara luogo di disperazione (carcere di massima sicurezza) ma anche di ristoro (area marina protetta), del bandito – poeta Bachisio Falconi in Caru Ferrandu e del lamento della sua vedova in Ingannu. Fanno parte del cd brani già conosciuti come Unu frore che a tie, Amore e Unu fizu ‘e miniera (rivisitazione in limba di Sixteeen tons di Merle Travis e sigla iniziale del programma di Giovanni Floris “Di martedì”). Questo disco ha la virtù di essere uno e bino. Di completamento del doppio album e di prologo a un futuro disco in limba che ha in Castiadas il suo incipit. L’inizio di una gestazione, si spera molto più corta di quelle canoniche, a una prossima opera musicale in sardo. È più di vent’anni infatti che Tumbu aspetta un’erede all’altezza del suo rango.   

Quella che da sempre è una tematica triste e di delicata trattazione, in Storie liberate – Istorias diventa facilmente avvicinabile grazie alle melodie musicali cucite dalle mani esperte di Marras, con passaggi raffinati e intuizioni strumentali di alta fattura. Su tutti la fisarmonica de L’agente di custodia, la batteria di Castiadas, la chitarra di Unu frore che a tie, il pianoforte di Non ero io lo giuro. Tutti suonati secondo i rigorosi dettami di capitolato del genere Marras.

È proprio grazie all’identità consolidata di questo genere originalissimo che la nuova opera musicale si ancora saldamente ai precedenti lavori discografici di questo straordinario artista: a Fuoricampo (Io ti aspetterò), Abbardente (Dio vincente), Funtanafrisca (Castiadas), Ali di stracci (Storie liberate e Mio caro cugino Giuseppe).

Come per gli arrangiamenti, i testi dei brani, anche grazie all’intensità dei temi trattati, non hanno deluso le attese. Tra gli altri “Non ero io lo giuro” per la tragica bellezza del racconto e lo stile originale del linguaggio utilizzato. Marras: “Il protagonista del brano prima di finire in prigione era un professore di lingue. Un viveur, un antesignano degli stalker. E quando una ragazza gli fa perdere la testa diventando l’amore della sua vita, diventa ossessivo e possessivo al punto da costringere lei a lasciarlo. Da quel momento diventa il suo “pedinatore ufficiale”, seguendola ovunque. La storia è ambientata nella tradizionalista provincia di Ravenna e a un certo punto anche la madre della ragazza si mette in mezzo per indurre il “professore” a lasciare in pace la figlia. A questo punto lui decide di uccidere l’ex fidanzata, davanti alla madre. E al processo, lo lasciò scritto in un racconto durante la detenzione in carcere, dichiarò che a commettere l’omicidio era stato un altro lui e che comunque la colpa non era sua ma dell’avvenenza della ragazza. Nel suo racconto c’era Freud e lo sdoppiamento della personalità. Ed era scritto in maniera aulica e accurata. Ho usato le sue parole e il suo linguaggio forbito, neo classico. L’ho scritta con sarcasmo, con l’intento che il protagonista non diventasse un martire”.   

Nonostante l’eccellenza dei testi, come spesso capita per i dischi di Marras, “Istorias liberate” è un lavoro che vive oltre il loro significato, autonomo anche in sola musica. Al punto da renderlo ascoltabile universalmente, superando qualunque confine geografico. Dove l’alta qualità degli arrangiamenti e i delicati ricami strumentali costituiscono l’evento strutturale dell’intero lavoro, anche dei brani in italiano. I testi e i loro significati sono un valore aggiunto. Una plusvalenza, giusto per mutuare un termine dal mondo del calcio. E se è vero che il poeta non ha bisogno della musica per esaltare la bellezza della sua poesia, allo stesso modo il musicista di rango non necessita del significato dei testi per far arrivare la sua musica in ogni dove.

A. M.

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