Ali di stracci: italiano …

Ali di stracci: italiano …

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Cagliari, 11 gennaio 2014

A quasi 20 anni da Tumbu è uscito il nuovo disco di Piero Marras

ALI DI STRACCI: ITALIANO, SARDO E COUNTRY-ROCK

Il Cd distribuito da L’Unione Sarda nato da una collaborazione con Salvatore Niffoi e Brent Mason

Si è fatto aspettare questa volta, eppure non è da lui. A quasi 20 anni da Tumbu (1995) e a più di 30 dall’album omonimo Marras (1982) è finalmente uscito Ali di stracci il nuovo disco di Piero Marras. I suoi tanti estimatori nel frattempo si sono dovuti ‘accontentare’ di quattro raccolte. Fuoricampo (nuova versione, 1997), In su cuile ‘e s’anima (2001), B’est (2003) e L’ultimo capo indiano (2004), due album dal vivo Piero Marras Live (2005) e tre collaborazioni prestigiose: con Andrea Bocelli (A volte il cuore, nell’album Sogno, 1998), con Dionne Warwick (Disco d’oro con Sa’ oghe ‘e Maria, 2000), con Randy Crawford (Fiza mè, 2001).

Nelle quattro compilation anche 10 brani inediti (tra i quali Notte Lituana, Si deus cheret, Anghelos). In sostanza un altro album ‘nascosto e spalmato’ nelle quattro raccolte.

Ma era per Ali di stracci la grande attesa, soprattutto per gli estimatori del Marras ‘prima maniera’. Quello che con la Emi, multinazionale del disco, ha inciso Fuoricampo, Stazzi Uniti e Marras (Vela d’argento a Riva del Garda 1982) e scalato la Hit Parade. Si colloca in questo ideale binario Ali di stracci, come si collocherà in quello di Abbardente, Funtanafrisca e Tumbu il prossimo lavoro in limba già in gestazione, così giusto per riequilibrare le ‘due anime’ dell’artista nuorese. Ma questa sarà un’altra storia.

«Cantare in italiano corrisponde a una mia esigenza artistica precisa – chiarisce Marras – questo perché credo di essere un autore a tutto tondo. Ho fatto quello che mi sentivo di fare. Due lingue diverse, significano due mondi diversi. L’uno arricchisce l’altro. C’è differenza tra chi usa strumentalmente la lingua sarda nelle canzoni e molto spesso scrive e canta cose che non hanno senso, in una lingua che non conosce. E chi invece cerca di fare le cose seriamente anche in un’altra lingua». Due mondi che convivono e si confrontano con successo nei concerti dal vivo da quasi 30 anni. Da Abbardente in poi.

Il nuovo album di Marras, distribuito da L’Unione Sarda all’interno della collana La Biblioteca dell’Identità, vede la luce anche grazie alla partecipazione di Salvatore Niffoi e di Brent Mason. Lo scrittore di Orani, vincitore del Premio Campiello nel 2006 con La vedova scalza, è autore di otto testi dei dieci brani del disco. Il musicista di Nashville (Tennessee), Grammy Award nel 2009 e dodici volte ‘Chitarrista dell’anno’ per l’Accademy of Country Music, è la chitarra country – rock in cinque pezzi di Ali di stracci.

«Salvatore è un romanziere di successo che dilata la scrittura, i concetti. Ali di stracci è un lavoro condiviso, quindi dovevo necessariamente condizionare tutto questo al pentagramma – spiega Piero Marras – penso che la musica ci fosse già nei suoi testi, io l’ho solo tirata fuori. Lui è molto contento di questo disco e questo vuol dire che è stato fatto in due, in tutti i sensi. Brent Mason ha dato l’impronta al disco con una professionalità incredibile. Io sono stato sempre fanatico di un certo tipo di musica, il country – rock, delle chitarre elettriche, dei virtuosismi acustici, degli arpeggi. Ecco in questo disco c’è tutto questo».

La produzione, gli arrangiamenti, la scrittura degli altri brani del disco, il suono di pianoforte, tastiere, chitarra e launeddas elettroniche sono stati curati, manco a dirlo, direttamente da Piero Marras. Per non parlare della regia. Dalla sua casa – laboratorio di Poggio dei Pini (Capoterra) sono partiti gli imput (leggi file) via web per Orani, Nashville e Selegas dove, soprattutto in presenza dell’autore, il disco è stato mixato nello studio di Stefano Casti e Andrea Pilloni.

L’uscita del disco era già stata annunciata qualche anno fa, ma le numerose ‘varianti in corso d’opera’ hanno fatto slittare la sua pubblicazione alla fine del dicembre scorso. Tra l’annuncio e l’uscita vera e propria Marras ha avuto così la possibilità di testarlo ampiamente nei concerti dal vivo. Come nel caso del concerto tenuto a Roma, al Parco della Musica, nel maggio 2012. Brani come Quirra e Antioca, soprattutto, per molti estimatori dell’artista nuorese erano già familiari molto prima dell’uscita del cd.

Quirra addirittura ha avuto un battesimo d’eccezione alla Sala della Regina di Montecitorio, Camera dei Deputati, in occasione del concerto che Marras promosse per tenere alta l’attenzione sul rapimento di Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria e di lì a poco liberata. È un brano denuncia sull’inferno generato dal poligono militare dell’altopiano e sui tanti misteri che nasconde ma che ormai “misteri non sono più”. “Welcome to’ bombing test range” ironizza l’autore pensando ai “figli senza gloria destinati a rimanere tra i tanti omissis della storia”, a tutti quei soldati e abitanti della zona che si sono ammalati a causa dei “veleni e delle polveri di guerra”.

Gli altri otto brani sono ‘griffati’ Salvatore Niffoi, scritti nel ‘suo’ italiano contaminato dal sardo barbaricino. «Un bel giorno lo chiamai – ricorda Niffoi – e gli dissi “Piero, ho una ventina di pezzi per tee così iniziò una convivenza telefonica e via internet. Molti pezzi sono stati aggiustati via telefono. La musica per la letteratura è fondamentale, solo così le pagine possono ballare. Il romanzo è una ballata, al posto delle note c’è l’alfabeto. Con Piero ci siamo rivisti dopo tanti anni, ci perdemmo di vista quando lui negli anni ’60 lasciò Nuoro per trasferirsi a Cagliari, e subito è nata la sintonia. C’è una caratteristica che ci accomuna: non soffriamo d’invidia, la peggiore patologia della Sardegna».

Ecco quindi l’atmosfera dei “fuochi del cortile di Don Vissente” e il “sole liquido che spennella le tegole dei tetti di Oropische” (Antioca), la “luce degli specchi di asfodelo” e la “pioggia odorosa di latte di capra e buccia di mandarino” (Il mio passato), il “ventre di mirto e corbezzolo” e i “canti di astori innamorati” (La levatrice obesa), i “chicchi di melagrana” e gli occhi “agresti e duri come l’ossidiana” (La vecchia), le “pistole cariche di sole” e gli “spicchi di luna e le ali di mariposa” (I tuoi occhi). In italiano privo di contaminazioni gli altri testi del disco: Nessuno se n’è accorto, Ricordami, Al mio paese e Un tempo nuovo (l’altro testo scritto da Marras).

Ali di stracci segna per Marras il ritorno all’italiano. Non all’italiano di Fuoricampo ma all’italiano di Niffoi. A quell’italiano impastato col sardo, secondo le segrete ricette del romanziere di Orani, che ne aumenta la musicalità e lo mette in perfetta simbiosi con le sonorità del ‘genere Marras’. Non solo le sonorità cantautorali ‘prima maniera’ ma anche quelle più etniche di Abbardente per l’occasione felicemente ‘inquinate’ dalla chitarra country – rock di Brent Mason. Il risultato finale è la magia del panorama di suggestioni del disco, un unicum tra musica e parole, che si fa ascoltare anche senza pensare al significato dei testi. Tutto, pause comprese. Come il silenzio che interrompe il primo inciso di Antioca seguito da una lenta ripartenza strumentale, uno dei momenti musicali più riusciti dell’intero lavoro.

Questo disco ha tutti gli ingredienti per soddisfare i palati di entrambe le categorie di estimatori di Piero Marras: di appagare gli amanti del cantautore ‘prima maniera’ e gratificare allo stesso tempo i seguaci del musicista raffinato.

A. M.

L’ARTICOLO E’ LEGGIBILE ANCHE SUL n°66 DI “Lacanas” la rivista fondata da Paolo Pillonca edita da “Domos de Janas Editrice”

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